In occasione del convegno “Con il flessibile si può!”, organizzato da Giflex, a Torino, lo scorso 25 ottobre, sono stati illustrati i risultati di un’indagine relativa all’impegno delle aziende del settore nella rendicontazione degli impatti ambientali e sociali, con un focus sulla tipologia di strumenti di governance atti a presidiare i temi della sostenibilità.
Il campione analizzato, pari a circa il 40% in termini di fatturato, redige il Report secondo gli standard del Global Reporting Initiative (GRI) e alcune aziende si stanno già confrontando con gli European Sustainability Reporting Standard (ESRS) per le attività future anche in vista dell’obbligatorietà e delle novità introdotte dalla Direttiva CSRD[1], tra cui l’analisi dei rischi e la «costruzione della doppia rilevanza». Entrando nel dettaglio, l’82% del campione crea correlazione tra le proprie performance e il contributo al perseguimento dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030, mostrando maturità nel presidio dei temi seppur con margini di miglioramento in termini di piena comprensione delle proprie responsabilità.
Al fine di sostanziare con maggior efficacia gli indicatori di rendicontazione si propone di rendere evidente la corrispondenza tra gli SDGs e i propri temi rilevanti. In riferimento a questi ultimi, il 100% del campione ha come rilevanti i temi salute e sicurezza dei lavoratori, declinato anche come benessere, e qualità e sicurezza del prodotto, sovente correlato all’eco-design. Il 73% ha come rilevante la gestione responsabile della catena di fornitura presidiata grazie a idonei strumenti di monitoraggio e analisi, nonché a sistemi di qualificazione dei fornitori e audit di parte terza. L’82% ha come rilevante la gestione dei rifiuti oltre alla gestione delle risorse idriche (55%), declinata anche responsabilità nella gestione degli scarichi idrici. Materiale per l’82% è il tema dell’efficienza energetica, emissioni e lotta al cambiamento climatico: scope 1 e 2 sono puntualmente rendicontate, mentre il 27% è impegnato su scope 3.
In ottica di miglioramento, è ipotizzabile un’attenzione maggiore verso il processo di ingaggio degli stakeholder e nell’attività di analisi del contesto – di mercato e normativo – soprattutto per le organizzazioni che hanno relazioni stabili fuori dall’Italia.
Tra le raccomandazioni si suggeriscono: una maggiore attenzione alla descrizione del ciclo di produzione per la piena comprensione degli impatti, effettivi e potenziali, e un più proficuo confronto con gli stakeholder; fornire più dettagli sui sistemi e gli strumenti di gestione – misurazione – monitoraggio degli impatti e dei rischi ambientali, sociali, economiche e di governance. Entrambi questi punti comportano vantaggi in termini di governo delle criticità e degli eventuali scostamenti dagli obiettivi, in chiave di reputazione e, conseguentemente, di posizionamento nel mercato.
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[1] Recepita con il D.lgs125 del 25 settembre 2024